Guarda Fede, a me Poggio Rusco ricorda un pò quei bambini che crescono troppo in fretta, e che prima di mettersi in squadro restano sbilenchi per qualche anno. Realtà sportiva cresciuta fin troppo rapidamente da un paese dove aveva e ha tutt'ora una bella base di tifo, passione e identità, e società che ha deciso di fare il salto triplo carpiato, andarsene dal paesino e approdare alla città, una città dove del basket non è mai fregato nulla a nessuno. Sarebbe come se noi prendessimo su da Cento, dove facciamo il pieno ogni sabato sera, e decidessimo di andare a colonizzare Modena (altra città nel quale ogni tentativo di fare basket è fallito). Al di là di una valutazione sulla lunghezza del passo e della gamba, è comunque una missione sovrumana, che richiede tempo, programmazione step by step e competenze per i piani superiori (si, perché non è detto che chi sapeva muoversi in B, sappia farlo anche in un ambito molto diverso come la Gold). Fare 4000 spettatori a partita in una serie playoff è relativamente facile, farne 1500 tutte le domeniche per cinque anni a fila lo è decisamente meno. Lo step by step significa anche farlo con i giocatori. Per me, smontare completamente una squadra che aveva dato un grande successo col pubblico, oltre che promozioni, lasciare per strada giocatori che sono stati il collante del gruppo, significa cercare la strada più difficile, in un contesto già complicato che invece richiederebbe soluzioni facili, i cosiddetti “easy wins”, specie quando sai che non retrocederai mai. D’altra parte, la crescita è anche sbagliare. Se si trae insegnamento dai propri errori, naturalmente.
|