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RADUNO BASKETCAFE', Sassari - Porto Torres 16/17 giugno 2007

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TOPIC_ICON13  view post Posted on 14/5/2007, 01:09




A Cento c'eravamo lasciati così:

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Siete pronti per un nuovo raduno?



Quest'anno è stata scelta come sede una località senza dubbio meno raggiungibile* di tante altre.... ma sicuramente molto molto suggestiva:

bandiera_quattromori si va in Sardegna! bandiera_quattromori


PROGRAMMA RADUNO

Sabato 16 giugno


Il raduno vero e proprio si svolgerà nella giornata di sabato 16 giugno, articolata, secondo consuetudine, in PRANZO, la cui sede sarà Villa Cefalù (a metà strada tra Sassari e Porto Torres) e poi, nel pomeriggio (dalle ore 18), TORNEO che si disputerà nel Palazzetto dello Sport “Città Unite”del Comune di Porto Torres.
Il punto di ritrovo per gli iscritti verrà reso noto qualche giorno prima del raduno.
La giornata si concluderà in una pizzeria vicina al Palasport.


Domenica 17 giugno

Per chi resterà sull’Isola anche nella giornata di domenica, abbiamo pensato di suggerire alcune possibilità.

PORTO TORRES / STINTINO – si può pensare ad un tuffo nello splendido mare de La Pelosa, a Stintino, insieme a “due passi” in paese, magari per un bel gelato da gustare al caratteristico Porto Vecchio (o per un pranzetto a base di pesce…), abbinato ad una visita alle maggiori attrazioni di carattere storico di Porto Torres (il ponte romano, le terme centrali, la Cattedrale) ed alla spiaggetta di Balai.

ALGHERO – un’altra possibilità è spostarsi nella zona di Alghero. Interessante la visita al villaggio nuragico di Palmavera ed alla necropoli di Anghelu Ruju, “sfiziosa” quella al museo di Sella e Mosca e rilassante la “puntatina” in spiaggia (Bombarde/Lazzaretto), insieme agli splendidi scenari offerti da Capo Caccia e Porto Conte.

PLATAMONA / CASTELSARDO – si può vedere il lungo arenile di Platamona, la “spiaggia dei sassaresi”, protetto dalle pinete e proseguire verso la Marina di Sorso, fino ad arrivare a Castelsardo, dove è suggestiva la visita alla zona del Castello, tra scalinate e vicoletti immersi in un’atmosfera…medievale. Lì si è vicinissimi alla famosa roccia dell’elefante.

SASSARI – si può anche fare una passeggiata nel centro storico di Sassari, magari dopo un bel bagno ed un po’ di sole a Platamona oppure a Balai. O, ancora, dopo la visita a Monte d’Accoddi (Ziqqurat o altare preistorico risalente all’età del rame, 2450-1850 c. a C.…unico esempio di grande altare megalitico conosciuto in tutto il Mediterraneo Occidentale)

ASINARA – possibilità molto affascinante, ma di non facile attuazione. Sono consentite solo le visite organizzate (e guidate) all’isola, parco naturale dal 1997, per cui non si può avere un’autonomia dal punto di vista degli orari: si parte la mattina e poi si torna indietro al pomeriggio (dovrebbe essere, più o meno, 9.30-17). I barconi partono da Porto Torres e da Stintino. Chiaramente, se si avesse intenzione di fare questa visita, si dovrebbe concordare prima, in modo da poter, prima di tutto, informarvi sui costi e, poi, prenotare.


Naturalmente, queste proposte non sono vincolanti…siete/siamo liberissimi anche, che so, di stare comodamente in spiaggia e di non pensare a nulla!

*In fondo a questa pagina troverete informazioni dettagliate sui mezzi di trasporto per arrivare in nave i in aereo

Sponsor dell'evento:

sportissimo vanali

imprentas incas




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Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 17:17
 
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view post Posted on 14/5/2007, 01:12




MENU’

ANTIPASTI
Antipasto di terra (salsiccia, salumi e formaggi sardi)

PRIMI PIATTI
Gnocchetti alla sarda (sugo con salsiccia sarda)
Ravioli di ricotta al sugo di pomodoro
Zuppa gadduresa

SECONDI PIATTI
Porcetto arrosto
Agnello in umido

CONTORNI
Verdure fresche
Melanzane al forno
Patate arrosto

FRUTTA
Frutta di stagione

DESSERT
Dolci…naturalmente della casa

ACQUA, VINO, BIRRA, BIBITE.
CAFFÈ E...
SOPRATTUTTO DIGESTIVI
(MIRTO, CREMA DI MIRTO, FILU E FERRU, LIMONCINO)



N.B. – NON MANCHERANNO ALCUNI TIPI DI PANE CARATTERISTICO SARDO:
SPIANATE, PANE CARASAU E PANE GUTTIAU


Chi fosse vegetariano è pregato di comunicarlo in anticipo


* * * * *
Costo del pranzo: omaggio a cura del popolo Sardo



Edited by Cesare - 12/6/2007, 09:44
 
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view post Posted on 14/5/2007, 01:15




I LUOGHI DEL RADUNO

a cura di Erika Gallizzi
foto di AndySax17 (non tutte)


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Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 17:26
 
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view post Posted on 14/5/2007, 01:19





SASSARI


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Ecco qui…la mia Sassari, dalla storia tormentata e caratterizzata da grande sofferenza ed orgoglio. Non si sa la data esatta della sua nascita, ma viene nominata per la prima volta nella Cosmografia dell’Anonimo di Ravenna e nella Geografia di Guidone, in cui si afferma l’esistenza, nel 600 dopo Cristo e forse anche prima, del paese Saceri o Sacernin. In un atto del 1131 di un antico registro, “Il contaghi di San Pietro in Silki”, viene invece nominato Jordi de Sassaro e, pochi anni dopo, nel 1135, si parla di Santi Nicolai de Tathari (attuale nome di Sassari, in dialetto). Sicuramente ai tempi dei romani ha vissuto “all’ombra” di Turris Libisonis (colonia romana ed attivo porto), come semplice retroterra. Il lento sviluppo del borgo fu inizialmente casuale, facilitato probabilmente dallo spopolamento delle coste (sia per “l’insicurezza” delle stesse, che per il diffondersi del paludismo e della malaria), poi con la crisi di Turris Libisonis ne rilevò il ruolo politico. Sassari passa sotto varie dominazioni: pisani (dal 1276 al 1294), genovesi (1294-1323…nel 1294 nascono il comune di Sassari e gli Statuti sassaresi), aragonesi (1323-1479…inizialmente Genova si era impegnata ad intervenire a protezione e difesa di Sassari, quindi lasciando sufficiente autonomia. Poi, col passare del tempo, non fu più così. Nel 1321 venne inviata un’offerta di vassallaggio al sovrano aragonese, che si accingeva alla conquista della Sardegna, ma si capì subito che gli aragonesi avrebbero esercitato un rigido controllo. Iniziarono allora le ribellioni e gli aragonesi diedero il via alla costruzione di un castello, che verrà poi demolito alla fine nel XIX secolo. Nel 1421 nel Parlamento convocato da Alfonso il Magnanimo, la città ottenne la conferma dei propri privilegi e dei propri Statuti che, formalmente, rimasero in vigore fino al 1771). Fu poi la volta del controllo da parte degli spagnoli (1479-1713…in quanto i diversi regni della Spagna furono accorpati in un solo scettro. Per i sardi non c’era alcuna differenza tra aragonesi e spagnoli ed effettivamente, non si notarono cambiamenti nemmeno nel governo, fino a quando la lingua aragonese fu sostituita da quella castigliana. Durante il periodo degli spagnoli Sassari conosce la crisi, tuttavia, nel cinquecento, si assiste ad una crescita culturale della città, grazie soprattutto alla nascita, nel 1562, di uno Studio Generale aperto dai Gesuiti che nel 1617 sarebbe diventato l’Università di Sassari. La città si arricchì, così, anche di nuovi edifici ed in particolare l’architettura religiosa ricevette un notevole impulso. Tra il 1713 ed il 1717, Sassari cadde poi sotto il dominio dell’impero austriaco e questo periodo fu caratterizzato da grandi ribellioni che portarono anche all’arresto di tanti sassaresi. Nel 1718 fu sottoscritto, a Londra e Parigi, un trattato col quale si affidava la Sardegna a Vittorio Amedeo di Savoia, in cambio della Sicilia. Nel 1720 fu effettuato il passaggio dell’isola alla nuova signoria). E così iniziò la lunga presenza della dinastia dei Savoia (1720-1848…il periodo del Regno di Sardegna, che arrivò fino al 1860), tra periodi floridi ed altri caratterizzati da aspre lotte che interessarono un po’ tutta l’isola (si ricorda, nel 1794, l’affermazione del partito democratico a Cagliari e la momentanea cacciata dei piemontesi, mentre a Sassari ci fu l’insurrezione della fazione aristocratica e feudale in aperta contrapposizione con Cagliari. Giovanni Maria Angioi marciò su Sassari con un esercito di alcune migliaia di contadini logudoresi, intimò ed ottenne la resa della città. Ma, tra il 1796 ed il 1802 ci fu una spietata repressione contro gli insorti). La vita urbana ed agraria diedero segni di sviluppo durante il regno di Carlo Emanuele III di Savoia (1730-1773) e tanti benefici furono portati alla città di Sassari da Carlo Felice (1821-1831), sotto il cui regno Sassari vide rifiorire il propri commerci ed ingentiliti i costumi e l’edilizia. Nel periodo di Carlo Alberto, invece, in particolare a partire dal 1836, si iniziò a costruire fuori dalle mura (prima, nel 1331 era stata costruito solo il castello, appena fuori porta Capu de Villa). Dal 1861 (anno in cui, tra le altre cose, fu conferita la cittadinanza onoraria sassarese a Giuseppe Garibaldi: «La Sardegna ha un posto speciale nel mio cuore, prima d'oggi io presi ad amare la città di Sassari e fra i miei desideri entra quello di potere essere utile in qualunque tempo, in qualsiasi modo alla mia patria elettiva, ai buoni sassaresi che mi vollero onorare della loro cittadinanza, della quale vi dichiaro di andare superbo»), Sassari diventò…italiana.

Delle mura che cingevano la città storica, sono rimaste poche tracce: delle 36 torri, solo due…quella merlata in porta S. Antonio e quella cilindrica dell’attuale via Torre Tonda, insieme ad un tratto di mura in Corso Trinità. Nella cinta muraria si aprivano quattro porte: a Est la porta Gurusele (che sarà poi porta Rosello), a Sud la porta Capu de Villa (poi porta Castello), a Ovest la porta Utzeri (ha conservato il nome fino ad oggi), a Nord porta Santu Flasiu (poi porta S. Antonio). La via principale che tagliava in due la città sull’asse Nord-Sud era la “Platha de Codinas” (= pietra in logudorese, in quanto dà l’impressione di essere scavata nella pietra, oggi Corso Vittorio Emanuele II), dove c’era l’antico Palazzo di Città (sostituito nel 1826 da un’elegante costruzione neoclassica che ora ospita il Teatro Civico) ed una loggia dove si svolgevano funzioni pubbliche e si teneva mercato. Nella parte superiore della via (l’attuale Piazza Azuni) stava il palazzo del Podestà, sede in seguito anche dei governatori spagnoli. Nelle vie laterali erano collocate le misure pubbliche, in pietra, di uno staio (detto “carra”) e di mezzo staio: quegli spazi si chiamavano perciò “carra grande” e “carra piccola” (le attuali Piazza Tola e via Cesare Battisti, che hanno tenuto lo stesso nome, ma in dialetto sassarese). La forma urbana è rimasta praticamente la stessa del periodo medievale fino al XIX secolo. Il centro storico è il teatro della più sentita e particolare festa religiosa dei sassare: i Candelieri (Festha Manna). Si tratta di una processione, nata come voto alla Madonna in occasione dell’epidemia di peste del 1652 da parte del popolo insieme alle otto corporazioni di Massai, Pastori, Muratori, Calzolai, Ortolani, Conciatori, Sarti e Mercanti. Degli enormi ceri (ora in legno, circa tre metri di altezza per 40 centimetri di circonferenza e alcuni quintali di peso) vengono portati sulle spalle dai gremianti, in un percorso che si snoda da Piazza Castello fino alla chiesa di Santa Maria di Betlem (dove vengono posati intorno al simulacro della Vergine dormiente), tra danze scandite dal piffero e dai tamburi, con i colori degli stessi ceri e dei festoni di raso che li cingono durante le danze.
Mi fermo qui, ma potrei andare oltre e raccontarvi altro, oppure “indirizzarvi” a palazzi o chiese di interesse storico. Vi nomino soltanto il Duomo di Sassari (dedicato a San Nicola)…vederlo significa ripercorrere la storia della città, in quanto presenta una perfetta miscela di stili diversi: campanile in stile romanico (le sue origini…), nella cui parte inferiore venne aggiunta nel settecento una sopraelevazione ottagonale ornata con maioliche policrome, elemento gotico catalano-aragonese presente nell’impianto e facciata in stile barocco (il rifacimento risale al XVIII secolo), con numerose statue (al centro quella di San Nicola, che sovrasta le rappresentazioni dei tre martiri turritani Ss. Gavino, Proto e Gianuario), colonne e fregi.
Ora mi attengo alle foto…e allora vi dico qualcosa su…

PIAZZA D’ITALIA. (il “salotto” sassarese…ora sottoposto ai lavori di rifacimento della pavimentazione): di forma quadrata, si estende su una superficie di un ettaro esatto e risale al 1872. Presenta al centro la statua di Vittorio Emanuele II (1899) ed è “guardata” dall’imponente palazzo della Provincia, costruito tra il 1873 ed il 1880, con facciata in stile neoclassico. Sull’altro lato, invece, c’è Palazzo Giordano, risalente al 1878 ed in stile neo-gotico.

FONTANA DI ROSELLO. si trova in una valle a cui si accede da una scalinata, posta in prossimità dei resti delle antiche mura. La fonte, già nota nel 1295 con il nome di Gerusele o Gurusello, venne trasformata nell’attuale dimensione monumentale tra il 1605 ed il 1606, costruita da maestranze genovesi, in stile tardo-rinascimentale. E’ ora la fontana ornamentale più interessante e famosa della Sardegna. La struttura si compone di due parallelepipedi sovrapposti, ricoperti di marmo verde e bianco, coronato da due archi incrociati sopra i quali fu posta la statuetta di equestre di S. Gavino (quella attuale è una riproduzione, risalente al 1975, dell’originale andato perduto). Si configura come l’allegoria del trascorrere del tempo. Agli spigoli della base si trovano le statue raffiguranti le stagioni (copie del 1828 di originali distrutti nei moti del 1795-96. La statua dell’estate, unica superstite, è stata collocata all’interno di Palazzo Ducale). Contornata da numerose torrette araldiche, sul bordo superiore, in posizione di riposo, vi è una statua barbuta, comunemente detta “Giogli” (nome popolare del re del carnevale). Alla base ci sono dodici bocche leonine di pietra (simboleggiano i mesi) da cui sgorga l’acqua.


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 17:52
 
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view post Posted on 14/5/2007, 01:20





PORTO TORRES


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I primi insediamenti umani nella zona di Porto Torres, risalgono al periodo prenuragico (testimonianza singolare, l’altare di Monte d’Accoddi, luogo sacro dedicato probabilmente ai riti propiziatori in occasione dell’inizio dell’anno agrario, tra Porto Torres e Sassari). La zona presenta anche un gran numero di resti di necropoli e nuraghi. Secondo l’opinione più diffusa, la fondazione di Porto Torres risale al 46 a.C. ed il nome dell’allora colonia romana era Turris Libisonis. La città aveva rapporti commerciali con gli altri centri romani dell’isola, in particolare Karalis, e con Roma (Ostia). Si ritiene che il primo approdo portuale ed i primi edifici siano sorti lungo il corso del Riu Mannu (in seguito, il porto sarebbe stato nella zona di quello attuale, sulla sinistra rispetto alla Torre del Porto, quest’ultima originariamente in calcare e poi intonacata con cemento negli anni ’80), mentre Turris Libisonis era collegata con le coltivazioni di frumento (grande ricchezza della Sardegna, in epoca romana) dell’entroterra, attraverso il Ponte Romano (I sec. d.C). A Porto Torres sono tutt’ora presenti i resti di alcuni impianti termali: le Terme Maetzke (dal nome dell’archeologo che le scavò, tra il 1958 ed il 1961), le Terme Centrali (area di grande interesse, la cui denominazione tradizionale di “Palazzo di Re Barbaro” era basata sulla credenza popolare che vi aveva localizzato la sede dell’imperatore Diocleziano, responsabile del martirio dei Ss. Gavino, Proto e Gianuario) e le Terme Pallotino (scavate negli anni 1940-42).
Altra meta obbligata è la famosissima Basilica di San Gavino, situata nel cuore della cittadina su un colle denominato “Monte Angellu (da “agellum”, una necropoli paleocristiana preesistente in quell’area). Si tratta della più grande chiesa romanica presente in Sardegna, a tre navate e due absidi contrapposte, ritenuta anche uno dei più importanti monumenti di forme pisane, certamente il più antico dell’isola. Gli inizi della costruzione risalgono al periodo del giudicato di Barisone I (1063-65), ma il completamento si protrasse per lungo tempo, con l’ultimazione avvenuta comunque entro il 1111 (si apprezzano dunque varie influenze architettoniche e nelle decorazioni). All’interno, vi è un catafalco ligneo con le statue dei tre martiri Gavino, Proto e Gianuario (c’è anche la cripta, con i tre sarcofagi romani che ne conserverebbero le reliquie, rinvenute nel 1614), che il 3 maggio viene portato in processione fino alla chiesetta di San Gavino a Mare (Balai), eretta nel 1850 sul luogo tradizionalmente venerato come prima sepoltura dei tre martiri, da dove rientra il giorno della Pentecoste.
E così (saltellando un po’ tra la storia…), siamo arrivati alla bellissima spiaggia di Balai, uno specchio d’acqua color smeraldo racchiuso tra le rocce calcaree erose dal vento.


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 18:08
 
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L’ISOLA DI ASINARA



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Mi soffermerò un po’ di più, volutamente, su quest’isola, dal fascino mozzafiato e dall’atmosfera surreale. Nelle prime tre foto, potete ammirare Cala Sabina, ovvero l’unica insenatura in cui ora è consentita la balneazione durante le visite dell’isola, diventata Parco Naturale il 27 dicembre del 1997 e riaperta alle visite organizzate (a numero chiuso e su prenotazione) nel 1999. Ovviamente, non posso raccontarvi tutto…ma spero ugualmente di riuscire a darvi un quadro generale di questo paradiso, dalla storia “sofferta” ed appassionante.

La storia parla di primi insediamenti umani nell’età prenuragica (testimoniati dalle domus de janas di Campu Perdu), ma sono stati ritrovati anche oggetti forse più antichi, in selce ed ossidiana. Altri ritrovamenti riguardano l’epoca romana (relitti di navi soprattutto nella costa orientale). L’isola ha una superficie di 52 kmq, è lunga 17.5 km, con una larghezza massima di 6.4 km. La costa orientale e quella occidentale si presentano morfologicamente differenti tra loro: la prima presenta ampie insenature e spiaggette granitiche, mentre la seconda è caratterizzata da alte falesie scistose, spaccature e canaloni. Secondo vari racconti, i nomi dati all’isola sono stati diversi nel corso del tempo, da Isola di Ercole a Sinuaria, per via della sinuosità della sua forma. Proprio da questo antico nome, con le influenze dialettali, si è arrivati all’attuale Asinara. In passato ebbe una notevole importanza strategica nel Mediterraneo (rotte da e verso la Spagna), per via della propria posizione. Fu sede di un monastero camaldolese nel Medioevo, poi teatro delle scorribande dei pirati saraceni e di aspre battaglie nel periodo delle repubbliche marinare, tra Pisa, Genova e gli Aragonesi. Gli Aragonesi ne concessero il dominio alla città di Sassari e nel 1721 passò ai Savoia, che 54 anni dopo la diedero in feudo a Don Antonio Manca Amat, un nobile sassare (marchese di Mores), col titolo di duca dell’Asinara. La soppressione dei feudi dell’Asinara e dell’isola Piana (tra l’Asinara e Stintino), venne regolata da una legge del 1837. L’isola Asinara è stata abitata fino alla fine del 1800, da pastori sardi e pescatori liguri originari di Camogli (l’arrivo dei liguri fu proprio voluto da Don Antonio e facilitato dall’unione politica tra la Repubblica Marinara di Genova e il Regno di Sardegna). Poi, in seguito al decreto regio emanato da Re Umberto, nel 1885 l’Asinara fu evacuata per la realizzazione di una stazione sanitaria di quarantena e di una colonia penale agricola (a Fornelli nel 1896, poi sono state edificate anche altre strutture carcerarie adibite a colonie penali agricole). Le famiglie costrette ad abbandonare l’isola, edificarono il vicino paese di Stintino. Inoltre, per un periodo è stata anche sede di un carcere di massima sicurezza e ci fu dunque l’arrivo di detenuti imputati di gravi reati e sottoposti al carcere duro, in base al “41 bis” (è attualmente visitabile anche quest’ala della struttura, con le sue celle). Proprio i carcerati, per via dei trattamenti a loro riservati nel periodo del “supercarcere” (alcuni racconti sono raccapriccianti), diedero all’Asinara l’appellativo di “isola del diavolo”…ma veniva chiamata anche “cajenna del Mediterraneo”…
Per quanto riguarda la fauna, si trovano alcune specie rarissime, ad iniziare dagli asinelli albini. Una leggenda, probabilmente non priva di fondamento, racconta che alcune coppie di questi asinelli, provenienti dall’Egitto, erano state imbarcate su una nave francese (dirette in Francia, come dono al re francese del tempo) che, intorno al XVI secolo naufragò vicino all’isola. Gli asinelli riuscirono a raggiungere la costa. Ma nell’isola non sono da soli, in quanto si trovano anche cavalli, cinghiali, mufloni, lepri, donnole. Tra gli uccelli, nidificano specie rarissime come il marangone dal ciuffo, il gabbiano corso, il falco pellegrino, il grifone, la pernice sarda e la gazza. Si possono osservare anche varie e rare specie di anfibi come il discoglosso sardo (piccolo rospo, privo di coda e dalla caratteristica lingua discoidale), il rospo smeraldino e la raganella, e alcuni rettili: la testuggine e la biscia viperina. Tra le piante rare endemiche dell'isola, merita una citazione il fiordaliso spinoso, pianta robusta, adatta a resistere alla forza del vento di maestrale. I fondali marini sono invece ricchi di anemoni colorate, stelle marine, polpi, murene, cernie, saraghi, tra le ampie distese di Posidonia.


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 18:29
 
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view post Posted on 14/5/2007, 01:26





STINTINO


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Stintino nacque nel 1885, in seguito all’evacuazione dell’isola Asinara, decisa per la realizzazione di un lazzaretto e di una colonia penale agricola. Le 45 famiglie, composte di pastori sardi e pescatori liguri, che abitavano l’Asinara furono dunque costrette ad abbandonarla, ma non si sentirono di allontanarsi troppo da quei luoghi. E così nacque Stintino, proprio dove, durante la costruzione del “Portu Mannu” (l’attuale Porto Nuovo) sarebbero poi state ritrovate una enorme quantità di ossi di tonno ed anfore romane, testimonianza di un “passaggio” umano anche in epoca antica, forse come scalo e probabilmente come luogo di produzione della sorra, una salsa a base di interiora di tonno. La “tradizione” proseguì, dimostrata dalla presenza delle Tonnare, ormai dismesse e trasformate (pur salvaguardando la fisionomia delle costruzioni) in un complesso turistico. L’ affascinante storia della Tonnara Saline può essere ripercorsa attraverso il Museo della Tonnara (al Porto Nuovo) organizzato secondo una particolare struttura, che ricostruisce il labirinto della rete della tonnara. Borgo di pescatori, Stintino deve il suo nome alla sua collocazione. Deriva, infatti, dal sassarese “Isthintinu”, che significa budello, in quanto Stintino è collocata tra una profonda rada adibita a porto peschereccio (“Portu Minori” – attuale Porto Vecchio…una “cartolina” dei tempi passati) ed uno stretto fiordo (“Portu Mannu” – attuale Porto Nuovo), il “budello” appunto, trasformato in approdo per barche da diporto. Ma spostiamoci verso il mare…siete pronti a ritrovarvi dietro una curva, uno spettacolo indescrivibile? Mare cristallino, dalle trasparenze della riva fino ai colori più intensi, tra verde smeraldo ed azzurro, al largo. E’ la famosa spiaggia della Pelosa, nella rada di Fornelli, una perla incastonata tra gli imponenti faraglioni di Capo Falcone, l’Asinara e l’Isola Piana (dove un tempo si faceva pascolare il bestiame)…e “presidiata” (le torri avevano, ovviamente, proprio una funzione di controllo) dalla Torre la Pelosa, da quella dell’Isola Piana (torri spagnole del XVI secolo) e…giratevi! Quella lì, in alto…la Torre del Falcone (saracena, edificata nel 1577), raggiungibile con una faticosa camminata, ma dalla quale si gode uno spettacolo naturale incredibile. E Capo Falcone (provate a guardare, dalla torre, la forma di questo tratto di costa e capirete perché si chiama così…) è la parte rocciosa, il “mare di fuori” esposto ai venti e spesso increspato…lo straordinario contrasto con la sabbia chiarissima della Pelosa e le sue acque calme.
Stintino è anche nota per le competizioni di vela latina che vi si svolgono, già a partire dai primi anni ’80. Molto suggestiva, inoltre, la processione a mare che si svolge l’8 settembre, quando si festeggia la Madonna della Difesa, patrona di Stintino. Il simulacro della Vergine viene portato sulle barche dei pescatori della confraternita a lei dedicata, come ricordo della traversata fatta nel 1885 con la Vergine, dall’Asinara a Stintino.


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 18:51
 
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view post Posted on 14/5/2007, 01:27





ALGHERO (L’ALGUER)



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Particolarissima e davvero affascinante, in tutto ciò che offre. Dalla sua costa, la cosiddetta “Riviera del Corallo” (per via del suo prezioso e pregiatissimo corallo rosso), le bellissime spiagge, le incantevoli zone rocciose e le particolari grotte, all’architettura che ne rievoca i periodi storici, passando per la caratteristica lingua che vi si parla: l’antico catalano, nella variante algherese. L’origine del nome dovrebbe derivare da "Aleguerium" (alga), per la notevole quantità di Posidonia Oceanica che si deposita sul suo litorale, ma c’è chi sostiene possa essere stato originato dalla matrice araba “al giaz ira” (penisola). Le prime testimonianze di insediamenti umani nel territorio algherese risalgono al Neolitico antico. Si tratta di graffiti e delle prime forme di ceramica, rinvenute nella Grotta Verde (a Capo Caccia). La zona, poi, presenta le tracce della civiltà nuragica (furono innalzati un centinaio di nuraghi tra i quali Siseri e Palmavera sono dei veri e propri villaggi). Testimonianze del passaggio dei fenici, invece, si hanno in alcuni sepolcreti di Sant’Imbenia ed in due statuette, mentre i romani si insediarono lungo la costa Nord, presso Porto Conte. La nascita di Alghero viene fatta risalire al 1102, per opera dei Doria (stesso anno in cui la famiglia genovese fondò Castelgenovese, l’attuale Castelsardo). Alghero rimane possedimento dei Doria fino alla conquista aragonese (1353, con una cruenta battaglia navale al largo di Porto Conte), passando per una breve occupazione da parte dei pisani nel 1283-84, poi diventa sabauda nel 1720 e da quel momento dovette apportare delle modifiche alle proprie consuetudini (in particolare, si rese indispensabile l’introduzione della lingua italiana, in quanto quest’ultima era la lingua dominante negli scambi mercantili). Dopo le devastante epidemia di peste che avevano colpito Alghero negli anni 1576 e 1652, nel 1812 la città fu messa in ginocchio da una pesante carestia, mentre il 1855 fu la volta del colera. Durante la seconda guerra mondiale la città e il vicino aeroporto furono colpiti da bombardamenti frequenti e solo dopo diversi anni la città riuscì a riprendersi.
Le mura della città vennero abbattute per consentirne l’espansione, per cui, della storia di Alghero, restano le vecchie torri medievali, il baluardo della Maddalena che protegge il porto, il bastione Magellano che si affaccia sul porto e si collega a Sud col bastione Pigafetta (dove c’è la famosa torre della Polverera), con il Bastione Marco Polo e, infine, con i Bastioni Cristoforo Colombo, che si trovano tra le torri di S. Giacomo (viene anche chiamata torre dei cani ed è l’unica che è stata trasformata da circolare in ottagonale) e di Sulis. La torre di Sulis è la più bella ed imponente. Costruita nel XVI sec. costituiva uno dei baluardi della fortificazione algherese (con i caratteristici cannoni posti nella sua parte posteriore, ovviamente rivolti verso il mare). Le mura erano comprese tra la Porta a Mare ad Ovest e la Porta a Terra ad Est (i due ingressi). Le antiche strade della cosiddetta “città murata” hanno una pavimentazione in acciotolato o in pietra e risultano molto particolari. Il centro di Alghero presenta diversi edifici antichi, tra palazzi e chiese. Nomino il complesso di San Francesco (chiesa, chiostro romanico e convento). La chiesa risale alla prima metà del ‘300, edificata dai Francescani Conventuali e fu parzialmente ricostruita alla fine del ‘500, a seguito di un crollo. Ristrutturata nel XVIII secolo. Facciata romanico-gotica con un portale ligneo del ‘600, sopra il quale vi è la statua del Santo realizzata in arenaria. La doppia colorazione della pietra, fa emergere i due successivi periodi di costruzione (‘300 la parte bassa e ‘600 quella più alta, una “sopraelevazione”). Campanile esagonale gotico-catalano apprezzabile da entrambi i lati (su quello sinistro si trova una piazzetta in cui sorge un caratteristico pozzo medievale a pianta rettangolare, e sul quale si affaccia il loggiato della navata sinistra. L’interno è a tre navate, con la presenza di diversi stili: il gotico-italiano originale, il gotico-catalano, il rinascimentale ed il barocco degli altari lignei.
Ma verrete letteralmente rapiti da tutto…


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 19:09
 
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NURAGHI E VILLAGGIO NURAGICO DI PALMAVERA


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Il simbolo, perenne ed immortale, della nostra terra…il nuraghe. Sulle origini dei nuraghi sono state avanzate diverse ipotesi: c’è chi ha ritenuto che fossero nati come “evoluzione” delle capanna circolare indigena, chi invece ha sostenuto che il metodo di costruzione sia stato “importato” dall’Africa, o dall’Iberia, o dalla Mesopotamia, o, ancora, dai Shardana (dopo aver minacciato il Mediterraneo Orientale dal XIV al XIII sec. a.C. con la loro presenza e, verso il 1200 a.C., aver distrutto l’impero Hittita e invaso l’Egitto, si erano messi al servizio dei Faraoni, come mercenari), con la tecnica costruttiva micenea. A sostegno di questa tesi (ancora sottoposta agli studi), oltre all’assonanza “Sardi-Shardana”, viene portata anche la somiglianza di abiti ed armature tra i guerrieri Shardana rappresentati nelle iscrizioni egizie ed i guerrieri dei bronzetti nuragici. Si cita anche la “leggenda di Dedalo” il quale, per sfuggire alla prigionia di Minosse, re di Creta, si rifugiò prima in Sicilia e poi in Sardegna: qui, per ricompensare i sardi della generosa ospitalità che gli avevano offerto, insegnò loro a costruire i nuraghi.
La parola “nuraghe”, invece, viene ora ricollegata al termine prelatino (ancora esistente, in dialetto) “nurra” che significa cavità, ammasso...mucchio cavo. I nuraghi sono infatti grandiose costruzioni di forma tronco-conica, elevate con massi enormi sovrapposti a secco e tenuti insieme dal loro stesso peso. Ai nuraghi si accede generalmente da un’apertura posta dalla parte in cui sorge il sole, dunque al riparo dal vento di maestrale. Si ritiene che i primi nuraghi, ad una sola stanza e senza scala (o con scala in legno o corde), risalgano più o meno al 1500 a.C., quando i Sardi sostituirono il tetto (a cono) delle loro capanne, fatto di frasche o di legno, con la copertura a tholos. Successivamente, le costruzioni furono ampliate, con corridoi, scale e piani superiori. Poi per la paura delle invasioni dal mare, furono trasformati in autentiche fortezze, con vari nuraghi collegati tra loro e forniti di feritoie, camminamenti, lunghe gallerie (splendido esempio, per la grande funzionalità, è il nuraghe di Santu Antine, a Torralba). La funzione dei nuraghi era proprio una funzione di controllo, di difesa. Sono infatti collocati in posizioni tali da poter dominare l’imboccatura delle valli, o da costeggiare il ciglio degli altipiani per difendere i pascoli e gli armenti (quelli più piccoli, però, non si esclude fossero semplici abitazioni…così come alcuni vennero adibiti a luoghi di culto e deposito di cose sacre). L’altro particolare, che si nota nelle zone in cui diversi nuraghi sono rimasti più o meno intatti o comunque “visibili”, risiede nel fatto che “si guardano” tra di loro…ovvero uno è disposto in modo tale da vedere l’altro.

Dopo questa rivisitazione storica, a carattere “generale”, parliamo un po’ di un nuraghe in particolare, anzi, di un villaggio nuragico…Palmavera (vicino ad Alghero, quindi quello di una certa imponenza più vicino alla sede del raduno…è quello che potete vedere nelle foto). Si tratta di un nuraghe complesso, unico esempio nel territorio algherese. Consta di una torre centrale più antica (alta circa 8 metri), in calcare, e di un corpo aggiunto, in arenaria (restaurato in calcare), con un cortile al centro, dal quale si accedeva ai piani superiori. Del corpo aggiunto fa parte una seconda torre ed un vasto antemurale aggiunti posteriormente (che “abbracciano” la torre centrale) ed un cortile diviso in settori. Di fronte all’ingresso si apprezzano i resti di una capanna coeva alla torre centrale. Il nuraghe è posto al centro di un cerchio di mura, fornito di tre torri piccole ed una grande, circolare. Alla sinistra del nuraghe, la grande “capanna delle riunioni” (una delle costruzioni più perfette del villaggio…diametro di ben 12 metri), con sedile lungo la circonferenza, vascone rettangolare e un tipico sgabello dell’età nuragica (riservato, presumibilmente, al capo-tribù). Al centro, su una struttura circolare, un bassorilievo raffigurante una torre nuragica (una riproduzione, mentre l’originale è “custodito” al Museo Nazionale Archeologico-Etnografico “G.A. Sanna” di Sassari). Intorno si sviluppa il villaggio a capanne circolari e alcune quadrangolari. Da notare la collocazione del complesso: a circa 1200 metri dalla costa ed in grado di dominare lunghi tratti di mare.
L’intero insediamento fu abbandonato alla fine dell’VIII sec. a.C.


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 19:16
 
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view post Posted on 14/5/2007, 01:30





CASTELSARDO


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“Fiore di luce che sorride dall’alto di un promontorio a picco sul mare”. Castelsardo è stata definita poeticamente così e l’impatto visivo che offre ai visitatori provenienti da Sassari, non fa che confermare questa definizione. Se si arriva a Castelsardo di notte, sembra quasi di entrare improvvisamente in una fiaba, tra i luccichii del porto e quelli del promontorio (di giorno, invece, sono gli splendidi colori a risaltare), sul quale questo straordinario borgo medievale è arroccato. Più che luci, sembrano stelle…ma più in alto di loro c’è ancora qualcosa: l’imponente Castello con le sue mura, fortezza impenetrabile risalente al periodo dei Doria che fondarono la “cittadella fortificata”, con il nome di Castelgenovese, nel 1102. La storia di Castelsardo è ricca di avvenimenti, come dimostrano anche i diversi nomi dati alla stessa, ma sarò breve nell’elencarli. Come in tutta la Sardegna (tranne nella Barbagia), anche a Castelsardo sono state rinvenute tracce del passaggio dei romani, ma la storia più conosciuta è quella dai Doria in poi. Nel periodo dei Doria (del quale si conservano frammenti degli Statuti emanati da Galeotto Doria nel 1335 ed i capitoli per il porto emanati dall’ultimo signore dei Doria, Nicolò nel 1435…prima ci fu Brancaleone Doria, che sposò Eleonora D’Arborea, in seguito giudichessa del regno di Arborea appunto e ricordata per il codice di leggi noto come “carta de logu” e per il suo ruolo nella storia della Sardegna) fu un importante porto e fortezza, poi nel 1448 passò agli Aragonesi, in seguito ad un lungo assedio con una resa probabilmente dovuta ad un tradimento, e fu chiamata Castel Aragonese a partire dal 1520. In questo periodo, conservò la propria importanza strategica ed acquistò grande importanza anche in campo ecclesiale, tanto da diventare Città Vescovile nel 1503, oltre ad ottenere il titolo di città regia. Nel 1527 Andrea Doria cercò di riconquistare la rocca, ma gli abitanti riuscirono a respingere gli attacchi. Di questo assedio, rimane un “ricordo”: una palla di cannone incastonata nelle alte mura che circondano la Chiesa di Santa Maria. Proprio in questa chiesa si conserva un crocifisso ligneo tra i più antichi in Sardegna, chiamato “Lu Cristu Nieddu” (“il Cristo nero”, per via della qualità del legno) e ritenuto miracoloso in quanto si racconta che proprio in occasione dell’attacco da parte delle navi da guerra di Andrea Doria, il padre guardiano, con la palla di cannone che giaceva ai suoi piedi, innalzò “Lu Cristu Nieddu” e dal cielo arrivò in aiuto una tempesta ed un forte maestrale che fece desistere i Doria dall’attacco. Nel 1708 subentrarono gli austriaci, mentre nel 1717 i castellanesi si arresero e caddero nuovamente sotto la dominazione spagnola. Nel 1720 ebbe invece inizio il periodo sabaudo, insieme ad una ripresa economica, mentre nel 1769 Carlo Emanuele III ribattezzò la città con il nome attuale, Castelsardo. Gli inizi del secolo successivo, però portarono ad una rapida decadenza, tra peste, carestie e mancanza di terreni fertili, da cui Castelsardo si riprese solo dopo l’ultima guerra.
Straordinario lo scenario della parte più antica. Per arrivare al castello, infatti, si devono percorrere, rigorosamente a piedi, viuzze e scalinate immerse in un’atmosfera di altri tempi, dove non è raro incontrare donne dedite all’intreccio di fibre vegetali (palma nana, giunco) per creare cestini (per questo, infatti, Castelsardo è famosa…inoltre all’interno del castello è ospitato il museo dell’intreccio mediterraneo). Le viste sul mare, poi, sono mozzafiato e permettono di scrutare il Golfo dell’Asinara, la costa gallurese e, nelle giornate terse, anche la alture della Corsica. Da visitare la cattedrale di S. Antonio Abate che presenta all’interno reminiscenze tardogotiche e conserva quasi intatto l’arredo ligneo sei-settecentesco. Particolare e molto suggestiva, inoltre, è un’antica rappresentazione della Passione di Cristo, la processione di Lunissanti. Vicino a Castelsardo, infine, si trova “la roccia dell’elefante” (nella foto) (masso trachitico, “modellato” dal fenomeno dell’erosione, che assomiglia ad un pachiderma accosciato, con la proboscide rivolta verso la strada…di fronte, invece, è visibile il nuraghe “Paddaggiu” = pagliaio). La rupe è traforata da domus de janas (case delle fate, o delle streghe o degli orchi secondo le credenze popolari…in realtà si tratta di tombe ipogeiche). L’apertura di una di esse, sempre verso la strada, è decorate da lesene, mentre le pareti laterali interne recano due grandi teste taurine stilizzate, di epoca neolitica. Il resto…lo lascio scoprire a voi…


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 19:23
 
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view post Posted on 14/5/2007, 02:33





VILLA CEFALU'


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Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 19:36
 
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view post Posted on 20/5/2007, 06:47





COME ARRIVARE IN NAVE


"or incomincian le dolenti note"


ma no dài, in fondo non è poi così difficile arrivare qui da noi...

... iniziamo da chi ha paura di volare o chi si vuol portare la macchina al seguito. :blink2: :blink2:

Niente di più semplice che salire su uno dei tanti traghetti e dopo poche ore di navigazione eccovi pronti per godervi una giornata (o due) fantastica.

Queste le compagnie che arrivano in Sardegna:

NAVI PER LA SARDEGNA
MOBY LINESTIRRENIAGRIMALDISNAVS. FERRIES
Genova-P. TorresGenova-P. TorresGenova-P. TorresCivitavecchia-OlbiaLivorno-G.Aranci
ven 15 giugno
h. 22.00 (08.00)
ven 15 giugno
h. 20.30 (06.30)
ven 15 giugno
h. 20.00 (07.00)
ven 15 giugno
h. 22.00 (6.30)
ven 15 giugno
h. 08.15 (14.30)
Civitavecchia-Olbia Genova-Olbia Livorno-G.Aranci
ven 15 giugno
h. 15.00 (20.00)
 ven 15 giugno
h. 21.00 (07.00)
 ven 15 giugno
h. 23.00 (07.00)
Civitavecchia-Olbia   Civitavecchia-G.Aranci
ven 15 giugno
h. 22.00 (08.00)
   ven 15 giugno
h. 08.15 (15.15)
Livorno-Olbia   Civitavecchia-G.Aranci
ven 15 giugno
h. 08.00 (13.55)
   ven 15 giugno
h. 14.15 (19.00)
Livorno-Olbia    
ven 15 giugno
h. 21.30 (07.30)
    
Livorno-Olbia    
ven 15 giugno
h. 23.30 (06.30)
    
 

e queste le stesse per il viaggio di ritorno:
NAVI DALLA SARDEGNA
MOBY LINESTIRRENIAGRIMALDISNAVS. FERRIES
P. Torres - GenovaP. Torres-GenovaP. Torres-GenovaOlbia-CivitavecchiaG.Aranci-Livorno
dom 17 giugno
h. 16.30 (23.30)
dom 17 giugno
h. 20.30 (06.30)
dom 17 giugno
h. 20.00 (07.00)
dom 17 giugno
h. 11.00 (17.30)
dom 17 giugno
h. 15.30 (21.45)
Olbia-Civitavecchia Olbia-Genova G.Aranci-Livorno
dom 17 giugno
h. 16.30 (23.30)
 dom 17 giugno
h. 09.30 (19.30)
 dom 17 giugno
h. 21.00 (07.00)
Olbia-Civitavecchia   G.Aranci-Civitavecchia
dom 17 giugno
h. 16.30 (23.30)
   dom 17 giugno
h. 08.15 (13.00)
Olbia-Livorno   G.Aranci-Civitavecchia
dom 17 giugno
h. 16.30 (23.30)
   dom 17 giugno
h. 16.30 (23.30)
Olbia-Livorno    
dom 17 giugno
h. 16.30 (23.30)
    
Olbia-Livorno    
dom 17giugno
h. 16.30 (23.30)
    
 


come vedete l'ideale sarebbe partire il venerdì sera per Porto Torres e ripartire la domenica pomeriggio se il lunedì dovete tornare al lavoro o addirittura domenica sera se potete concedervi un giorno di riposo extra o se avete lunedì mattino libero, se poi potete trattenervi di più tanto meglio per voi :blink2: :blink2:

Addirittura qualcuno potrebbe anche ripartire da Porto Torres sabato stesso, ma sarebbe un peccato.

Non ho inserito prezzi poichè le variabili sono tantissime, numero di persone, mezzo al seguito, posto prenotato, etc etc, non vi resta che cliccare sui nomi delle compagnie e controllare voi stessi.


Edited by Cesare - 20/5/2007, 21:13
 
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view post Posted on 20/5/2007, 06:50





COME ARRIVARE IN AEREO


ed ora pensiamo a chi ha più fretta di arrivare e pochi bagagli al seguito :blink2: :blink2:

L'aeroporto più vicino è quello di ALGHERO ma volendo c'è anche OLBIA.
Ecco le compagnie che effettuano voli in questi due aeroporti:

AEREI PER LA SARDEGNA
AIR ONERYAN AIRMERIDIANA
Milano-AlgheroPisa-AlgheroMilano-Olbia
h. 09.00-18.30-21.40h. 12.05h. 20.00
Roma-Alghero Roma-Olbia
h. 08.30-15.00-17.00-21.50 h. 8.40 - 18.00
Bologna-Alghero
h. 20.05
Torino-Alghero 
h. 20.30 
 


AEREI DALLA SARDEGNA
AIR ONERYAN AIRMERIDIANA
Alghero-MilanoAlghero-PisaOlbia-Milano
h. 06.30-16.40-22.05dom h. 08.30 - lun h. 13.35h. 7.05 - 9.05 - 14.30 - 18.10 - 19.10
Alghero-Roma Olbia-Roma
h. 06.40-10.30-13.00-18.45-20.00 h. 7.00-12.35-14.50-16.20-20.55
Alghero-Bologna
h. 07.00
Alghero-Torino 
h. 08.00 
 


L'aereo Milano-Alghero delle ore 9 di sabato 16 giugno è già pieno, era il più comodo.
Da Milano per Olbia c'è solo la sera, da Roma per Olbia non conviene, meglio andare direttamente ad Alghero sabato mattina.
Da tenere sotto controllo il volo RYAN AIR da Pisa, in questo momento, partendo il venerdì e ripartendo la domenica o il lunedì (occhio alla differenza di orario) si spenderebbero circa 80 euro. Partendo il sabato il costo salirebbe a 145 euro :wacko: (può darsi che cala <_< )
Praticamente se volete partire sabato mattina potete farlo solo da Roma, mentre da Milano, Bologna e Torino vi toccherebbe partire venerdì sera e dormire qui... tanto vale prendere la nave almeno risparmiate.



Edited by Cesare - 20/5/2007, 21:13
 
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view post Posted on 20/5/2007, 06:51




Bene, direi che c'è tutto!
Adesso mancano solo i forumisti, certo non tutti, altrimenti non ci stiamo! :P

Il consiglio che possiamo darvi è di fare il possibile per non mancare, il divertimento e il relax è assicurato, i luoghi, li potete vedere nelle foto, sono incantevoli.

La nostra ospitalità non sarà da meno... e il basket la farà da padrone :blink2:

Per gli spostamenti da porti e aeroporti non esitate a contattarci, faremo l'impossibile per organizzarci al meglio.

Usate questo topic per fare domande e dare adesioni, l'elenco degli iscritti, nel post che segue, verrà aggiornato di continuo (speriamo!! :ride: :ride: )


Edited by Cesare - 20/5/2007, 21:27
 
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view post Posted on 20/5/2007, 20:17





GLI ISCRITTI


Presenti al pranzo

1 Achi61
2 ButterflyBtB
3 Lo Psichiatra
4 ^cicero^
5 DanOtto
6 Gianni (padre di Dan)
7 FraWM
8 TheBaron83
9 SprainedAnkle
11 Cesare e Viviana
13 Geppetto e Barbara
16 Pagiala, Jorge e Paoletta
17 AndySax17
18 *erika*
19 Yari :-o
20 giovanni onda d'urto
21 pallaspikki
22 Luigi30°
23 4mori
24 abbardente

E' passato a salutarci a pranzo

25 Alisarda

Si sono aggiunti al torneo

26 antonioaltamarea
27 Trevor Gordon
28 Giuliano
29 Mirko
30 Stefano
31 Alessandro Manca
32 Ruggero Fiasco
33 Tamara

Son passati a salutarci al palasport di Porto Torres

Mauro Procaccini
Giuliana Falchi

Ci hanno raggiunto a cena
(che poi si è svolta a Villa Cefalù invece che in pizzeria visto che era avanzato un sacco di cibo)
Sergio
Tizio (oddio non ricordo il nome)
Caio (come sopra...)

E' arrivato un giorno in ritardo (per colpa di RyanAir)

34 Enzopazzia69

Ma c'erano anche loro

Fabietto e Natalia
Itala (che era su in cucina a preparare la zuppa gallurese)
i miei genitori (ieri sera a cena)
Shila (il mio cane)
la ranocchietta verde (che nuotava beata in piscina prima che arrivasse Enzo)
Skronc (che non è il nome ma è il rumore che ha fatto lo scarabeo quando Andy per sbaglio ci ha messo il piede sopra)

Ci hanno bidonato

Non si dice... :blink2:

Edited by Cesare - 18/6/2007, 18:00
 
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347 replies since 14/5/2007, 01:09   26736 views
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