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RADUNO BASKETCAFE', Sassari - Porto Torres 16/17 giugno 2007

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view post Posted on 14/5/2007, 01:19 by: BasketCafé





SASSARI


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Ecco qui…la mia Sassari, dalla storia tormentata e caratterizzata da grande sofferenza ed orgoglio. Non si sa la data esatta della sua nascita, ma viene nominata per la prima volta nella Cosmografia dell’Anonimo di Ravenna e nella Geografia di Guidone, in cui si afferma l’esistenza, nel 600 dopo Cristo e forse anche prima, del paese Saceri o Sacernin. In un atto del 1131 di un antico registro, “Il contaghi di San Pietro in Silki”, viene invece nominato Jordi de Sassaro e, pochi anni dopo, nel 1135, si parla di Santi Nicolai de Tathari (attuale nome di Sassari, in dialetto). Sicuramente ai tempi dei romani ha vissuto “all’ombra” di Turris Libisonis (colonia romana ed attivo porto), come semplice retroterra. Il lento sviluppo del borgo fu inizialmente casuale, facilitato probabilmente dallo spopolamento delle coste (sia per “l’insicurezza” delle stesse, che per il diffondersi del paludismo e della malaria), poi con la crisi di Turris Libisonis ne rilevò il ruolo politico. Sassari passa sotto varie dominazioni: pisani (dal 1276 al 1294), genovesi (1294-1323…nel 1294 nascono il comune di Sassari e gli Statuti sassaresi), aragonesi (1323-1479…inizialmente Genova si era impegnata ad intervenire a protezione e difesa di Sassari, quindi lasciando sufficiente autonomia. Poi, col passare del tempo, non fu più così. Nel 1321 venne inviata un’offerta di vassallaggio al sovrano aragonese, che si accingeva alla conquista della Sardegna, ma si capì subito che gli aragonesi avrebbero esercitato un rigido controllo. Iniziarono allora le ribellioni e gli aragonesi diedero il via alla costruzione di un castello, che verrà poi demolito alla fine nel XIX secolo. Nel 1421 nel Parlamento convocato da Alfonso il Magnanimo, la città ottenne la conferma dei propri privilegi e dei propri Statuti che, formalmente, rimasero in vigore fino al 1771). Fu poi la volta del controllo da parte degli spagnoli (1479-1713…in quanto i diversi regni della Spagna furono accorpati in un solo scettro. Per i sardi non c’era alcuna differenza tra aragonesi e spagnoli ed effettivamente, non si notarono cambiamenti nemmeno nel governo, fino a quando la lingua aragonese fu sostituita da quella castigliana. Durante il periodo degli spagnoli Sassari conosce la crisi, tuttavia, nel cinquecento, si assiste ad una crescita culturale della città, grazie soprattutto alla nascita, nel 1562, di uno Studio Generale aperto dai Gesuiti che nel 1617 sarebbe diventato l’Università di Sassari. La città si arricchì, così, anche di nuovi edifici ed in particolare l’architettura religiosa ricevette un notevole impulso. Tra il 1713 ed il 1717, Sassari cadde poi sotto il dominio dell’impero austriaco e questo periodo fu caratterizzato da grandi ribellioni che portarono anche all’arresto di tanti sassaresi. Nel 1718 fu sottoscritto, a Londra e Parigi, un trattato col quale si affidava la Sardegna a Vittorio Amedeo di Savoia, in cambio della Sicilia. Nel 1720 fu effettuato il passaggio dell’isola alla nuova signoria). E così iniziò la lunga presenza della dinastia dei Savoia (1720-1848…il periodo del Regno di Sardegna, che arrivò fino al 1860), tra periodi floridi ed altri caratterizzati da aspre lotte che interessarono un po’ tutta l’isola (si ricorda, nel 1794, l’affermazione del partito democratico a Cagliari e la momentanea cacciata dei piemontesi, mentre a Sassari ci fu l’insurrezione della fazione aristocratica e feudale in aperta contrapposizione con Cagliari. Giovanni Maria Angioi marciò su Sassari con un esercito di alcune migliaia di contadini logudoresi, intimò ed ottenne la resa della città. Ma, tra il 1796 ed il 1802 ci fu una spietata repressione contro gli insorti). La vita urbana ed agraria diedero segni di sviluppo durante il regno di Carlo Emanuele III di Savoia (1730-1773) e tanti benefici furono portati alla città di Sassari da Carlo Felice (1821-1831), sotto il cui regno Sassari vide rifiorire il propri commerci ed ingentiliti i costumi e l’edilizia. Nel periodo di Carlo Alberto, invece, in particolare a partire dal 1836, si iniziò a costruire fuori dalle mura (prima, nel 1331 era stata costruito solo il castello, appena fuori porta Capu de Villa). Dal 1861 (anno in cui, tra le altre cose, fu conferita la cittadinanza onoraria sassarese a Giuseppe Garibaldi: «La Sardegna ha un posto speciale nel mio cuore, prima d'oggi io presi ad amare la città di Sassari e fra i miei desideri entra quello di potere essere utile in qualunque tempo, in qualsiasi modo alla mia patria elettiva, ai buoni sassaresi che mi vollero onorare della loro cittadinanza, della quale vi dichiaro di andare superbo»), Sassari diventò…italiana.

Delle mura che cingevano la città storica, sono rimaste poche tracce: delle 36 torri, solo due…quella merlata in porta S. Antonio e quella cilindrica dell’attuale via Torre Tonda, insieme ad un tratto di mura in Corso Trinità. Nella cinta muraria si aprivano quattro porte: a Est la porta Gurusele (che sarà poi porta Rosello), a Sud la porta Capu de Villa (poi porta Castello), a Ovest la porta Utzeri (ha conservato il nome fino ad oggi), a Nord porta Santu Flasiu (poi porta S. Antonio). La via principale che tagliava in due la città sull’asse Nord-Sud era la “Platha de Codinas” (= pietra in logudorese, in quanto dà l’impressione di essere scavata nella pietra, oggi Corso Vittorio Emanuele II), dove c’era l’antico Palazzo di Città (sostituito nel 1826 da un’elegante costruzione neoclassica che ora ospita il Teatro Civico) ed una loggia dove si svolgevano funzioni pubbliche e si teneva mercato. Nella parte superiore della via (l’attuale Piazza Azuni) stava il palazzo del Podestà, sede in seguito anche dei governatori spagnoli. Nelle vie laterali erano collocate le misure pubbliche, in pietra, di uno staio (detto “carra”) e di mezzo staio: quegli spazi si chiamavano perciò “carra grande” e “carra piccola” (le attuali Piazza Tola e via Cesare Battisti, che hanno tenuto lo stesso nome, ma in dialetto sassarese). La forma urbana è rimasta praticamente la stessa del periodo medievale fino al XIX secolo. Il centro storico è il teatro della più sentita e particolare festa religiosa dei sassare: i Candelieri (Festha Manna). Si tratta di una processione, nata come voto alla Madonna in occasione dell’epidemia di peste del 1652 da parte del popolo insieme alle otto corporazioni di Massai, Pastori, Muratori, Calzolai, Ortolani, Conciatori, Sarti e Mercanti. Degli enormi ceri (ora in legno, circa tre metri di altezza per 40 centimetri di circonferenza e alcuni quintali di peso) vengono portati sulle spalle dai gremianti, in un percorso che si snoda da Piazza Castello fino alla chiesa di Santa Maria di Betlem (dove vengono posati intorno al simulacro della Vergine dormiente), tra danze scandite dal piffero e dai tamburi, con i colori degli stessi ceri e dei festoni di raso che li cingono durante le danze.
Mi fermo qui, ma potrei andare oltre e raccontarvi altro, oppure “indirizzarvi” a palazzi o chiese di interesse storico. Vi nomino soltanto il Duomo di Sassari (dedicato a San Nicola)…vederlo significa ripercorrere la storia della città, in quanto presenta una perfetta miscela di stili diversi: campanile in stile romanico (le sue origini…), nella cui parte inferiore venne aggiunta nel settecento una sopraelevazione ottagonale ornata con maioliche policrome, elemento gotico catalano-aragonese presente nell’impianto e facciata in stile barocco (il rifacimento risale al XVIII secolo), con numerose statue (al centro quella di San Nicola, che sovrasta le rappresentazioni dei tre martiri turritani Ss. Gavino, Proto e Gianuario), colonne e fregi.
Ora mi attengo alle foto…e allora vi dico qualcosa su…

PIAZZA D’ITALIA. (il “salotto” sassarese…ora sottoposto ai lavori di rifacimento della pavimentazione): di forma quadrata, si estende su una superficie di un ettaro esatto e risale al 1872. Presenta al centro la statua di Vittorio Emanuele II (1899) ed è “guardata” dall’imponente palazzo della Provincia, costruito tra il 1873 ed il 1880, con facciata in stile neoclassico. Sull’altro lato, invece, c’è Palazzo Giordano, risalente al 1878 ed in stile neo-gotico.

FONTANA DI ROSELLO. si trova in una valle a cui si accede da una scalinata, posta in prossimità dei resti delle antiche mura. La fonte, già nota nel 1295 con il nome di Gerusele o Gurusello, venne trasformata nell’attuale dimensione monumentale tra il 1605 ed il 1606, costruita da maestranze genovesi, in stile tardo-rinascimentale. E’ ora la fontana ornamentale più interessante e famosa della Sardegna. La struttura si compone di due parallelepipedi sovrapposti, ricoperti di marmo verde e bianco, coronato da due archi incrociati sopra i quali fu posta la statuetta di equestre di S. Gavino (quella attuale è una riproduzione, risalente al 1975, dell’originale andato perduto). Si configura come l’allegoria del trascorrere del tempo. Agli spigoli della base si trovano le statue raffiguranti le stagioni (copie del 1828 di originali distrutti nei moti del 1795-96. La statua dell’estate, unica superstite, è stata collocata all’interno di Palazzo Ducale). Contornata da numerose torrette araldiche, sul bordo superiore, in posizione di riposo, vi è una statua barbuta, comunemente detta “Giogli” (nome popolare del re del carnevale). Alla base ci sono dodici bocche leonine di pietra (simboleggiano i mesi) da cui sgorga l’acqua.


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 17:52
 
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