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RADUNO BASKETCAFE', Sassari - Porto Torres 16/17 giugno 2007

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view post Posted on 14/5/2007, 01:30 by: BasketCafé





CASTELSARDO


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“Fiore di luce che sorride dall’alto di un promontorio a picco sul mare”. Castelsardo è stata definita poeticamente così e l’impatto visivo che offre ai visitatori provenienti da Sassari, non fa che confermare questa definizione. Se si arriva a Castelsardo di notte, sembra quasi di entrare improvvisamente in una fiaba, tra i luccichii del porto e quelli del promontorio (di giorno, invece, sono gli splendidi colori a risaltare), sul quale questo straordinario borgo medievale è arroccato. Più che luci, sembrano stelle…ma più in alto di loro c’è ancora qualcosa: l’imponente Castello con le sue mura, fortezza impenetrabile risalente al periodo dei Doria che fondarono la “cittadella fortificata”, con il nome di Castelgenovese, nel 1102. La storia di Castelsardo è ricca di avvenimenti, come dimostrano anche i diversi nomi dati alla stessa, ma sarò breve nell’elencarli. Come in tutta la Sardegna (tranne nella Barbagia), anche a Castelsardo sono state rinvenute tracce del passaggio dei romani, ma la storia più conosciuta è quella dai Doria in poi. Nel periodo dei Doria (del quale si conservano frammenti degli Statuti emanati da Galeotto Doria nel 1335 ed i capitoli per il porto emanati dall’ultimo signore dei Doria, Nicolò nel 1435…prima ci fu Brancaleone Doria, che sposò Eleonora D’Arborea, in seguito giudichessa del regno di Arborea appunto e ricordata per il codice di leggi noto come “carta de logu” e per il suo ruolo nella storia della Sardegna) fu un importante porto e fortezza, poi nel 1448 passò agli Aragonesi, in seguito ad un lungo assedio con una resa probabilmente dovuta ad un tradimento, e fu chiamata Castel Aragonese a partire dal 1520. In questo periodo, conservò la propria importanza strategica ed acquistò grande importanza anche in campo ecclesiale, tanto da diventare Città Vescovile nel 1503, oltre ad ottenere il titolo di città regia. Nel 1527 Andrea Doria cercò di riconquistare la rocca, ma gli abitanti riuscirono a respingere gli attacchi. Di questo assedio, rimane un “ricordo”: una palla di cannone incastonata nelle alte mura che circondano la Chiesa di Santa Maria. Proprio in questa chiesa si conserva un crocifisso ligneo tra i più antichi in Sardegna, chiamato “Lu Cristu Nieddu” (“il Cristo nero”, per via della qualità del legno) e ritenuto miracoloso in quanto si racconta che proprio in occasione dell’attacco da parte delle navi da guerra di Andrea Doria, il padre guardiano, con la palla di cannone che giaceva ai suoi piedi, innalzò “Lu Cristu Nieddu” e dal cielo arrivò in aiuto una tempesta ed un forte maestrale che fece desistere i Doria dall’attacco. Nel 1708 subentrarono gli austriaci, mentre nel 1717 i castellanesi si arresero e caddero nuovamente sotto la dominazione spagnola. Nel 1720 ebbe invece inizio il periodo sabaudo, insieme ad una ripresa economica, mentre nel 1769 Carlo Emanuele III ribattezzò la città con il nome attuale, Castelsardo. Gli inizi del secolo successivo, però portarono ad una rapida decadenza, tra peste, carestie e mancanza di terreni fertili, da cui Castelsardo si riprese solo dopo l’ultima guerra.
Straordinario lo scenario della parte più antica. Per arrivare al castello, infatti, si devono percorrere, rigorosamente a piedi, viuzze e scalinate immerse in un’atmosfera di altri tempi, dove non è raro incontrare donne dedite all’intreccio di fibre vegetali (palma nana, giunco) per creare cestini (per questo, infatti, Castelsardo è famosa…inoltre all’interno del castello è ospitato il museo dell’intreccio mediterraneo). Le viste sul mare, poi, sono mozzafiato e permettono di scrutare il Golfo dell’Asinara, la costa gallurese e, nelle giornate terse, anche la alture della Corsica. Da visitare la cattedrale di S. Antonio Abate che presenta all’interno reminiscenze tardogotiche e conserva quasi intatto l’arredo ligneo sei-settecentesco. Particolare e molto suggestiva, inoltre, è un’antica rappresentazione della Passione di Cristo, la processione di Lunissanti. Vicino a Castelsardo, infine, si trova “la roccia dell’elefante” (nella foto) (masso trachitico, “modellato” dal fenomeno dell’erosione, che assomiglia ad un pachiderma accosciato, con la proboscide rivolta verso la strada…di fronte, invece, è visibile il nuraghe “Paddaggiu” = pagliaio). La rupe è traforata da domus de janas (case delle fate, o delle streghe o degli orchi secondo le credenze popolari…in realtà si tratta di tombe ipogeiche). L’apertura di una di esse, sempre verso la strada, è decorate da lesene, mentre le pareti laterali interne recano due grandi teste taurine stilizzate, di epoca neolitica. Il resto…lo lascio scoprire a voi…


Edited by Drugo72 - 1/10/2011, 19:23
 
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